Matrimonio tra cittadino Italiano e cittadina Polacca

Buongiorno.Vorrei farle la seguente domanda:

Mi sono sposato da circa 1 mese.Mia moglie e' di nazionalita' polacca.Risiede in Italia da 17 anni e lavora stabilmente con contratto a tempo indeterminato dal Gennaio 2007 presso un ufficio di rappresentanza edile in Roma.

Possiede la residenza in Roma, attestato dalla carta d'identita' italiana in suo possesso.

Vorremmo chiedere la cittadinanza Italiana per lei, ma abbiamo un dubbio, se presentare la domanda per cittadini UE residenti in Italia, oppure per cittadini UE coniugati in Italia ( anche se sappiamo che in questo caso potremmo persentare la domanda trascorsi 2 anni di matrimonio).


Mia moglie, in base a quelli che sono i motivi ostativi per il rilascio della cittadinanza, non presenta nessun problema (ordine pubblico,condanne penali...), ma vorremmo comunque intraprendere la strada meno problematica e piu' celere nell'ottenimento di questo diritto.

Inoltre vorremmo sapere se puo' aggiungere al suo cognome da nubile il mio cognome.

La ringraziamo per i preziosi consigli che vorra' fornirci e ci complimentiamo per Il suo lavoro.


Alessio - Roma

La risposta non é facile a causa di un'interpetazione assolutamente errata che la nuova legge sia retroattiva e possa cancellare (annullare) un diritto soggettivo acquisito prima della sua entrata in vigore (08/08/2009). Le consiglio di leggere l'Argomento CITTADINANZA PRIMA E DOPO IL PACCHETTO DI SICUREZZA. QUALE LEGGE SI APPLICA? nel mio indice riportato nella mia firma sottostante.

Se si sente di affrontarsi per far valere i diritti acquisiti, é mille volte meglio cheidere la cittadinanza per matrimonio, in caso contrario segua l'altra strada, a mio avviso piú incerta e lunga, nonostante i tempi di definizione sono specificati in due anni massimo. In ogni caso deve starci molto appresso e seguire la pratica ed il suo sviluppo ed andamento, senza titubanza.

Mi scusi.Ho letto la sua recinsione relativa all'art.5 e mi sorge un dubbio: quando si riferisce al periodo di anni 2 a partire dall'istanza, significa in poche parole, che una volta aver passato 2 anni di matrimonio, si presenta la domanda e da allora trascorrono altri 2 anni al definimento della pratica?
Grazie.

alessio31 ha scritto:

Mi scusi.Ho letto la sua recinsione relativa all'art.5 e mi sorge un dubbio: quando si riferisce al periodo di anni 2 a partire dall'istanza, significa in poche parole, che una volta aver passato 2 anni di matrimonio, si presenta la domanda e da allora trascorrono altri 2 anni al definimento della pratica?
Grazie.

Secondo la legge che si deve applicare in casi come il suo (la vecchia) con la quale passati sei mesi se residenti in Italia o tre anni se residenti all'estero, si acquisiva un diritto soggettivo inderogabile a meno di che non esistestero motivi ostativi riguardanti l'ordine pubblico, a nulla contando che il giorno dopo compiuti i tempi di matrimonio sopravenisse una separazione, sua moglie ha acquisito un diritto da molto tempo che ora con la nuova normativa é stato stravolto e ridotto ad un semplice interesse legittimo, ma che non avendo effetti retroattivi (e diversamente non puó essere in quanto non si cancella un diritto soggettivo nemmeno con la retroattivitá) non é applicabile al vostro caso e di moltissimi altri.

Per rispondere piú precisamente alla sua ultima domanda, con l'applicazione della nuova legge (non applicabile al caso in esame) devono passare due anni di matrimonio con residenza in Italia (uno se ci sono figli). Da quel momento si puó presentare la relativa domanda ed i tempi concessi per l'emanazione del Decreto dono due...quindi due + due anni = quattro